Lido di Venezia. Mostra del Cinema. Uno sguardo sul cinema iberoamericano. Dopo i cortometraggi L’affaire Miu Miu dell’argentina Laura Citarella, Kora della portoghese Cláudia Varejão e il film brasiliano in concorso Manas. Le Giornate focalizzano l’attenzione su quell’area geografico-culturale tra la Penisola Iberica e l’America del Sud. Ad arricchire questo focus, arrivano un documentario sul riconoscimento dell’identità di una transessuale nativa colombiana e un altro sulla Revolução dos cravos (rivoluzione dei garofani) che portò alla liberazione del Portogallo dal fascismo (25 aprile 1975). In concorso un film sulle storie degli schiavi dei campi di canna da zucchero nella Repubblica Dominicana di oggi. Ancora una volta cinema del reale alle Giornate, tra documentari di denuncia, film d’archivio sulla memoria e fiction che si nutre di storie tristemente vere e purtroppo sconosciute.

Alma del Desierto di Mónica Taboada-Tapia (Colombia) – evento Speciale alle Giornate – racconta la storia di Georgina, un’anziana donna Wayúu transgender, che vive negli aridi paesaggi di La Guajira. Si avvicinano le elezioni politiche della regione e la protagonista vuole ottenere il documento di identità nel quale appaia la donna che è diventata invece dell’uomo registrato sul certificato di nascita. Taboada-Tapia racconta una storia di lotta per il riconoscimento dell’identità di genere, insieme all’identità etnica della protagonista, aggiungendo un paragrafo necessario alla storia del cinema queer.

Sugar Island di Johanné Gómez Terrero è l’ultimo film in concorso nell’agenda delle Giornate. Andiamo nelle piantagioni di canna da zucchero dove i lavoratori-schiavi non posseggono null’altro che le loro braccia. Le case in cui vivono sono della grande impresa che li sfrutta e da anziani non valgono nulla. È il contesto sociale nel quale la regista afro-diasporica Gómez Terrero ambienta la storia privata di un’adolescente che resta inconsapevolmente incinta. Dalla sua ha solo i riti magici delle popolazioni caraibiche che vivono in quei campi, tra disperazione e danze al ritmo dei tamburi.

Luciana Fina è una regista italiana che da trent’anni vive e lavora in Portogallo. È curatrice di progetto della Cinemateca Portuguesa e ricercatrice presso le Belle Arti dell’Università di Lisbona. Sin dal 1997, con il suo primo documentario, è entrata a far parte della generazione di filmmaker che hanno dato nuova vita al cinema documentario portoghese. Arriva alle Notti Veneziane il film Sempre che, fatto di immagini del passato, ripensa al passaggio dal fascismo alla liberazione e al processo di costruzione di un nuovo Paese.

Labirinti è il film-appuntamento di #confronti. L’opera prima di Giulio Donato che racconta l’adolescenza della provincia del sud, un’amicizia e la rottura necessaria per esplorare la propria innegabile differenza. Un coming-of-age queer che vede protagonisti due volti nuovi e un nuovo autore per il cinema italiano.

Infine, alle 16:00, nella Sala Bianca della Casa degli Autori, l’appuntamento è con la presidente di giuria del GdA Director’s Award, Joanna Hogg, che racconta il suo lavoro di cineasta in una masterclass aperta al pubblico.