DELTA – “Sono felicissima che, anche le donne con le curve, siano all’interno del cortometraggio “Il dito e la luna”, regia di Rossella Bergo di Porto Tolle, produzione Clownessa Film. E devo dire che l’esperienza è stata fantastica” le parole di Barbara Braghin, giornalista e blogger di Porto Viro, che nel progetto ha interpretato una delle modelle curvy.
“Il mio sogno, cioè quello di fare la modella si è realizzato e quando Rossella Bergo mi ha parlato della sua idea non ho esitato ad accettare – continua Barbara -. Ma la mia visione di curvy comprende anche altri progetti come la mia frase “Mi stimo con stile” dove invito tutti ad avere autostima, a volersi bene, e di trovare un proprio stile. Ad esempio, io indosso spesso vestiti di colore fucsia, oppure gli accessori o il rossetto. Insomma, bisogna fare il possibile per piacersi e per trasmettere agli altri positività e voglia di fare tante cose. Di non lasciarsi mai andare e di trovare sempre la forza di scovare cose nuove e divertirsi. E soprattutto fare tutto con il cuore e con la passione. Io la forza l’ho trovata perdendo peso, così facendo mi sono amata di più perché mi vedo più bella”.
Ma tornando al cortometraggio “Il dito e la luna”; dove la protagonista è Katia Ricciarelli nel ruolo di Bianca, insieme all’attore Samuele Spada di Rovigo nel ruolo di Tommaso; ha ricevuto molte nomination a vari festival italiani e internazionali e ha preso anche diversi premi. E nei giorni scorsi, la regista Rossella Bergo, Barbara Braghin e Samuele Spada sono stati al Caorle Film Festival dove il corto ha ricevuto il premio “Miglior Scenografia”, è stata quindi premiata la scenografa Graziana Bergo di Porto Tolle. Inoltre, il cast del corto ha partecipato al Ferrara Film Festival con la presenza di Katia Ricciarelli. Ci sono state interviste allo spazio Mazda Lounge dove Bergo, Ricciarelli, Braghin e Spada hanno commentato “Il dito e la luna”.
Le tematiche affrontate nel cortometraggio spaziano dalla creatività all’orientamento sessuale, dal diverso alla solitudine, dall’arte della moda al turbamento e al malessere di chi non può esprimersi (Tommaso) e di chi è schiavo della propria mentalità (Bianca). La storia appare semplice ma scavando si possono intravvedere altre tematiche come la presenza schiacciante del patriarcato che, in modo trasversale, influenza Bianca nelle decisioni della vita. Esiste un legame invisibile tra persone che per un motivo o per un altro non rientrano nei canoni considerati ‘giusti’ dalla società. È come un riconoscersi, uno stato empatico tra chi vive le stesse emozioni per non essere mai all’altezza delle aspettative degli altri. Una silenziosa condivisione di quell’intimo malessere si esprime tra Tommaso, il figlio di Bianca, e le operarie esuberanti della sartoria che si trasformeranno poi in curvy model. Al tempo stesso il progetto filmico intende evidenziare che anche laddove non sembra esistere spazio per l’arte e la creatività queste spingono a tal punto da trasbordare. Non c’è modo di silenziare quell’impeto dettato dall’anima di un talento e, in un ambiente culturalmente poco fertile, ecco fiorire la creatività in tutto il suo splendore, senza codici prestabiliti e regole imposte. Il cortometraggio intende focalizzare l’attenzione su come, ancora oggi, pregiudizi, credenze radicate in modelli di pensiero ormai sorpassati, tabù, ecc. possano inficiare la vita stessa di chi li subisce. Il non sentirsi accettati, compresi, accolti provoca un intenso disagio che può manifestarsi in vari modi.