Un album per tutti e per nessuno…
I musicisti Davide Perico e Mellow Dive annunciano l’uscita del loro nuovo progetto musicale, Discipline of Freedom, prevista per il 31 gennaio 2025 su tutte le principali piattaforme digitali. L’album, concettuale, è ispirato al capolavoro filosofico di Friedrich Nietzsche Così parlò Zarathustra, e si compone di otto tracce che esplorano temi fondamentali quali la trasformazione, il superamento di sé e la crescita esistenziale. Attraverso una combinazione unica di jazz fusion e lofi beats, l’album si propone di trasportare l’ascoltatore in un viaggio sonoro e filosofico, alla scoperta di nuove possibilità di evoluzione personale. Ogni brano di questo lavoro approfondisce un aspetto specifico della filosofia nietzschiana, utilizzando il linguaggio universale della musica per tradurre idee complesse in emozioni tangibili. Discipline of Freedom vede anche la partecipazione di artisti di spicco come Yotsugi e Francesco James Dini (FJD), offrendo un’esperienza musicale ricca di contaminazioni, sperimentazione e intensità. Nella circostanza, Davide Perico e Mellow Dive si sono spinti oltre i limiti della loro consueta produzione strumentale, includendo quattro brani cantati. L’intento è quello di amplificare la forza del messaggio artistico e filosofico, rispondendo con eleganza e profondità al caos dei tempi moderni. La loro musica, pur rimanendo sempre delicata e poetica, alza simbolicamente il volume per veicolare con decisione un messaggio di rinnovamento e trasformazione.
Un vinile esclusivo per celebrare l’arte
Per gli appassionati di musica e arte, è stata realizzata una speciale edizione in vinile di Discipline of Freedom. Questa versione, con l’artwork stampato direttamente sul disco, non sarà disponibile in commercio, ma potrà essere vinta partecipando a un’estrazione esclusiva. Presalva l’album qui per partecipare: https://push.fm/comp/disciplineoffreedom
Davide Perico
Davide Perico vive attualmente in provincia di Milano. Professionista versatile e competente, molto apprezzato nel panorama musicale e audio, si è diplomato in studi classici e successivamente in ingegneria del suono. Esperto musicista, suona pianoforte, tastiere, basso elettrico, chitarra, ed ha oltre trent’anni di esperienza come produttore, tecnico del suono e compositore di musica per film e videogiochi. Specializzato nella creazione di composizioni elettroniche e orchestrali, Davide Perico nutre una profonda passione per la realizzazione di colonne sonore per film, videogiochi e progetti multimediali. È inoltre ampiamente riconosciuto per il suo lavoro come produttore nel genere lofi e beats, con brani inclusi in importanti playlist editoriali su piattaforme come Spotify, Apple Music e Amazon Music. La sua carriera lo ha visto lavorare come FOH Engineer con artisti internazionali di fama, tra cui Yellow Jackets, Scott Henderson, Gary Willis e molti altri. Tra il 1997 e il 2002 è stato Resident FOH Engineer presso il Live Club, uno dei principali locali di musica live in Italia. E’ noto anche per il suo contributo a colonne sonore di videogiochi come Zerospace, Darkrise e The Repair House, oltre a film come Darkness Within e The Cobbler’s Wife. Ha inoltre realizzato sound design per videogiochi, con progetti degni di nota come Tennis Esports per Oculus Quest 2 e Destructure – Among Debris. È altamente qualificato nell’utilizzo di software audio professionali come Pro Tools, Nuendo, Wwise e FMOD, oltre a software visivi come Maxon Cinema 4D e la suite Adobe. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti. Uno dei più recenti è “Fair Play for Life” del Comitato Nazionale Italiano Fair Play, Associazione benemerita del CONI, per aver creato l’inno dell’ evento omonimo, che nel 2025 festeggerà la quarta edizione. Alcuni video musicali da lui creati in computer grafica hanno raccolto consensi e premi all’interno di importanti festival cinematografici internazionali (Vesuvius International Film Fest, Black Swan International Film Festival, Best Music Video Award, Buzz Vicious Underground Film Festival, London International Film Festival, Andromeda Film Festival, Paris Film Festival, Berlin Shorts Award, International Music Video Awards…). Davide Perico ha consolidato talento nel fondere generi diversi, e questo lo ha reso una figura unica nel mondo della musica per film, con una particolare predilezione per le atmosfere immersive e sperimentali.
Mellow Dive
Mellow Dive (al secolo Daniele Mellani) è un artista romano con una lunga esperienza musicale. Ha iniziato a pubblicare musica con lo pseudonimo Mellow Dive all’inizio del 2020. Con una carriera caratterizzata da anni di attività come chitarrista, bassista e autore di canzoni, Mellani ha anche sperimentato l’elettronica, concentrandosi nel tempo su brani strumentali guidati dalla chitarra. Ha trovato la sua dimensione nel genere lofi, che gli ha permesso di esprimere pienamente la sua passione per la musica. Pur essendo ancora alla ricerca di un suono distintivo, lo stile di Mellani è facilmente riconoscibile. La sua musica ruota attorno alla chitarra, incorporando influenze jazz o avvicinandosi a un’atmosfera indie slowcore. Tra le sue tecniche caratteristiche troviamo armonizzazioni, slide guitar, thumb strumming e voicings di accordi jazz, spesso eseguiti su una chitarra hollow-body elettrica impostata sul pickup al manico. Negli ultimi quattro anni, ha collaborato con vari artisti ed etichette, raggiungendo traguardi significativi e continuando a perfezionare il proprio stile. Dal 2023, la sua collaborazione a distanza con Davide Perico si è trasformata in una partnership creativa stabile, consentendo a entrambi di esplorare e superare i confini del loro individuale percorso musicale.
Incontriamo Davide Perico per una chiacchierata in esclusiva!
Come è nata l’idea di creare un album concettuale ispirato a “Così parlò Zarathustra”? Quale aspetto specifico del pensiero di Nietzsche ti ha particolarmente affascinato e spinto a tradurlo in musica?
L’incontro con questo libro, all’età di 17 anni, ha letteralmente cambiato la mia vita, il suo messaggio di anelito e trasformazione è qualcosa che mi porto dentro da allora. L’album ha preso vita inizialmente con 4 tracce strumentali, ma desideravo veicolare un messaggio più forte di cambiamento, è stato quasi istintivo passare alla forma canzone con le tracce successive, ed utilizzare il testo di Nietzsche come ispirazione
Come avete diviso i compiti nella creazione dell’album? In che modo le vostre diverse sensibilità musicali si sono integrate per dare vita a un sound unico?
Io e Mellow dive abbiamo alle spalle una lunga serie di collaborazioni. Non esiste un processo creativo definito per quanto riguarda l’idea iniziale di un brano, scegliamo sempre l’idea che ci emoziona maggiormente, che sia dell’uno o dell’altro. Sono invece io ad occuparmi per lo più dell’arrangiamento. Gli aspetti più tecnici di produzione, mix e mastering, sono in mano mia, ma anche su questo punto il confronto è serrato e continuo.
Perché avete scelto di combinare jazz fusion e lofi beats? In che modo questi due generi musicali si complementano nel rappresentare i temi filosofici dell’album?
Abbiamo scelto di combinare jazz fusion e lofi beats perché entrambi i generi possiedono un’anima profondamente espressiva e riflessiva, che ben si presta a rappresentare i temi filosofici dell’album. Il jazz fusion, con la sua complessità armonica e improvvisazione, simboleggia il dinamismo del pensiero e la libertà di esplorazione, mentre i lofi beats, con il loro carattere rilassante e minimale, creano un’atmosfera contemplativa, quasi meditativa. Questi due mondi si incontrano per dar vita a un paesaggio sonoro che invita l’ascoltatore non solo a riflettere, ma anche a immergersi in un viaggio interiore, proprio come i temi di Nietzsche e della “Disciplina della Libertà” suggeriscono: un equilibrio tra caos e ordine, tra introspezione e trasformazione.
Una traccia chiave dell’album che ti piace particolarmente e come la musica si collega ai temi specifici esplorati in “Così parlò Zarathustra”. Una delle mie tracce preferite è The child with the mirror. In questa canzone esploriamo i temi dell’innocenza, della meraviglia e della riscoperta di sé. Il bambino con lo specchio rappresenta uno sguardo puro e senza filtri sul passato, un riflesso di ciò che eravamo prima che le esperienze della vita ci trasformassero. Attraverso questa immagine, ci interroghiamo su quanto siamo cambiati e su quanto, invece, di quell’essenza infantile sia ancora dentro di noi. Lo specchio diventa un simbolo di introspezione: siamo ancora in contatto con quella parte di noi che vedeva il mondo con occhi innocenti? L’abbiamo persa o semplicemente dimenticata?
Il ritornello esprime questo desiderio di riconnessione: “Oh, dove sei stata, anima mia, il bambino che ancora ricordo?
Dove sei stata, anima mia? Dove sei stata, mia meraviglia?”
La traccia cattura la fragilità dei ricordi e la bellezza della gioia semplice che un tempo conoscevamo, quasi fosse un richiamo verso i nostri sé passati, ancora pieni di curiosità, ancora custodi di quella meraviglia. Questo tema è particolarmente personale, perché il testo trae ispirazione da esperienze reali della mia infanzia, un tempo in cui lo specchio non rifletteva solo un’immagine, ma anche una visione del mondo libera e autentica.
Come ti sei avvicinato al genere lofi di cui oggi sei un riferimento importante a livello internazionale, e cosa ti affascina di questo sound? In che modo la musica lofi si presta a esplorare temi introspettivi e filosofici?
E’ stata una giovane regista di Las Vegas, con cui stavo collaborando per uno dei miei primi lavori cinematografici, a parlarmi di questo genere, e di come la aiutasse a placare intense crisi di ansia. La sua descrizione mi ha incuriosito, ed il genere mi ha subito catturato per la sensazione di purezza e semplicità che trasmette in modo diretto, pur dentro una costruzione sonora spesso davvero complessa. La musica lofi non è così spesso associata alla meditazione, più ad uno stato di tranquilla quiete, ma ho sempre pensato che una spiegazione semplice sia la migliore, per cui trovo questo genere piuttosto adatto ad esprimere concetti complessi.
Quali sono state le maggiori sfide e le più grandi soddisfazioni nel collaborare con un altro musicista, per molti aspetti diverso, su un progetto così ambizioso?
Collaborare è l’essenza stessa della trasformazione e del superamento di sé. Realizzare da solo un progetto su questi temi suonerebbe abbastanza stucchevole.
In che modo questo progetto ha influenzato la vostra visione della musica e della vostra identità artistica?
Segna indubbiamente un punto di svolta, onestamente per certi versi con risvolti quasi drammatici…sembra quasi impossibile tornare indietro, entrambi sentiamo un insopprimibile bisogno di qualcosa di nuovo, di sperimentare ancora e ancora, con una forza sconosciuta fino ad ora. Per quanto mi riguarda, molte delle forme e dei
Incontriamo Davide Perico per una chiacchierata in esclusiva!
Come è nata l’idea di creare un album concettuale ispirato a “Così parlò Zarathustra”? Quale aspetto specifico del pensiero di Nietzsche ti ha particolarmente affascinato e spinto a tradurlo in musica?
L’incontro con questo libro, all’età di 17 anni, ha letteralmente cambiato la mia vita, il suo messaggio di anelito e trasformazione è qualcosa che mi porto dentro da allora. L’album ha preso vita inizialmente con 4 tracce strumentali, ma desideravo veicolare un messaggio più forte di cambiamento, è stato quasi istintivo passare alla forma canzone con le tracce successive, ed utilizzare il testo di Nietzsche come ispirazione
Come avete diviso i compiti nella creazione dell’album? In che modo le vostre diverse sensibilità musicali si sono integrate per dare vita a un sound unico?
Io e Mellow dive abbiamo alle spalle una lunga serie di collaborazioni. Non esiste un processo creativo definito per quanto riguarda l’idea iniziale di un brano, scegliamo sempre l’idea che ci emoziona maggiormente, che sia dell’uno o dell’altro. Sono invece io ad occuparmi per lo più dell’arrangiamento. Gli aspetti più tecnici di produzione, mix e mastering, sono in mano mia, ma anche su questo punto il confronto è serrato e continuo.
Perché avete scelto di combinare jazz fusion e lofi beats? In che modo questi due generi musicali si complementano nel rappresentare i temi filosofici dell’album?
Abbiamo scelto di combinare jazz fusion e lofi beats perché entrambi i generi possiedono un’anima profondamente espressiva e riflessiva, che ben si presta a rappresentare i temi filosofici dell’album. Il jazz fusion, con la sua complessità armonica e improvvisazione, simboleggia il dinamismo del pensiero e la libertà di esplorazione, mentre i lofi beats, con il loro carattere rilassante e minimale, creano un’atmosfera contemplativa, quasi meditativa. Questi due mondi si incontrano per dar vita a un paesaggio sonoro che invita l’ascoltatore non solo a riflettere, ma anche a immergersi in un viaggio interiore, proprio come i temi di Nietzsche e della “Disciplina della Libertà” suggeriscono: un equilibrio tra caos e ordine, tra introspezione e trasformazione.
Una traccia chiave dell’album che ti piace particolarmente e come la musica si collega ai temi specifici esplorati in “Così parlò Zarathustra”. Una delle mie tracce preferite è The child with the mirror. In questa canzone esploriamo i temi dell’innocenza, della meraviglia e della riscoperta di sé. Il bambino con lo specchio rappresenta uno sguardo puro e senza filtri sul passato, un riflesso di ciò che eravamo prima che le esperienze della vita ci trasformassero. Attraverso questa immagine, ci interroghiamo su quanto siamo cambiati e su quanto, invece, di quell’essenza infantile sia ancora dentro di noi. Lo specchio diventa un simbolo di introspezione: siamo ancora in contatto con quella parte di noi che vedeva il mondo con occhi innocenti? L’abbiamo persa o semplicemente dimenticata?
Il ritornello esprime questo desiderio di riconnessione: “Oh, dove sei stata, anima mia, il bambino che ancora ricordo?
Dove sei stata, anima mia? Dove sei stata, mia meraviglia?”
La traccia cattura la fragilità dei ricordi e la bellezza della gioia semplice che un tempo conoscevamo, quasi fosse un richiamo verso i nostri sé passati, ancora pieni di curiosità, ancora custodi di quella meraviglia. Questo tema è particolarmente personale, perché il testo trae ispirazione da esperienze reali della mia infanzia, un tempo in cui lo specchio non rifletteva solo un’immagine, ma anche una visione del mondo libera e autentica.
Come ti sei avvicinato al genere lofi di cui oggi sei un riferimento importante a livello internazionale, e cosa ti affascina di questo sound? In che modo la musica lofi si presta a esplorare temi introspettivi e filosofici?
E’ stata una giovane regista di Las Vegas, con cui stavo collaborando per uno dei miei primi lavori cinematografici, a parlarmi di questo genere, e di come la aiutasse a placare intense crisi di ansia. La sua descrizione mi ha incuriosito, ed il genere mi ha subito catturato per la sensazione di purezza e semplicità che trasmette in modo diretto, pur dentro una costruzione sonora spesso davvero complessa. La musica lofi non è così spesso associata alla meditazione, più ad uno stato di tranquilla quiete, ma ho sempre pensato che una spiegazione semplice sia la migliore, per cui trovo questo genere piuttosto adatto ad esprimere concetti complessi.
Quali sono state le maggiori sfide e le più grandi soddisfazioni nel collaborare con un altro musicista, per molti aspetti diverso, su un progetto così ambizioso?
Collaborare è l’essenza stessa della trasformazione e del superamento di sé. Realizzare da solo un progetto su questi temi suonerebbe abbastanza stucchevole.
In che modo questo progetto ha influenzato la vostra visione della musica e della vostra identità artistica?
Segna indubbiamente un punto di svolta, onestamente per certi versi con risvolti quasi drammatici…sembra quasi impossibile tornare indietro, entrambi sentiamo un insopprimibile bisogno di qualcosa di nuovo, di sperimentare ancora e ancora, con una forza sconosciuta fino ad ora. Per quanto mi riguarda, molte delle forme e dei generi musicali praticati fino a qualche mese fa risultano ora totalmente insoddisfacenti. E’ eccitante, ma anche abbastanza difficile da gestire, confesso.
Qual è il messaggio principale che vorreste trasmettere con questo album? In che modo la musica può contribuire alla crescita personale e alla riflessione filosofica?
Siamo sognatori, forse ingenuamente pensiamo ancora che la musica e l’arte possano cambiare il mondo… per questo motivo abbiamo per la prima volta inserito testi nella nostra musica. Non è musica semplice, ma lo è l’ascolto, e quindi speriamo il veicolare il messaggio: la vita non è solo orrore e rabbia, non facciamoci convincere che siamo impotenti. Questa è la vera, subdola arma che ci sta soggiogando le nostre coscienze.
Avete in programma di continuare a esplorare il connubio tra musica e filosofia? Quali sono i vostri progetti futuri?
Abbiamo in cantiere un nuovo album e di certo la parte strumentale avrà ancora meno spazio, nel tentativo di comunicare con maggior forza. Su come sarà non ho risposte. Come recita un passo di Nietzsche a cui è ispirata la traccia Self Surpassing: “Io sono il continuo, necessario superamento di me stesso”, anche il prossimo album sarà inevitabilmente differente. È un processo di trasformazione e crescita, un viaggio che percorreremo passo dopo passo, scoprendo noi stessi e la nostra evoluzione artistica lungo il cammino.