Parte proprio dal Polesine, e più nello specifico dall’Ospedale di Rovigo, uno studio che potrebbe rovesciare il classico paradigma scientifico datato e studiato da oltre 50 anni attorno alla diffusione all’interno del cervello del glioblastoma, tumore cerebrale maligno, che determina purtroppo, allo stato attuale, una aspettativa di vita per il paziente colpito di poco più di un anno. Lo studio, dal titolo “A multiomic single-cell study to identify and characterize quiescent treatment-resistant ancestral cells in IDH-Wildtype glioblastoma” vede la collaborazione tra l’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia dell’Ospedale di Rovigo, guidata dal Dr. Stefano Ferraresi e lo Human Technopole, nuovo Centro di Ricerca di biologia cellulare, computazionale e molecolare di Milano. Lo sperimentatore locale responsabile dello studio è un medico neurochirurgo dell’equipe della Neurochirurgia di Rovigo, Dr. Enrico Brognaro che si occupa dello studio del glioblastoma da molti anni e ha all’attivo numerose pubblicazioni sull’argomento.

“Scopo primario di questo studio sperimentale – spiega il Dr. Brognaro – è l’isolamento, l’identificazione e la caratterizzazione della cellula staminale tumorale ancestrale che dimora ibernata e quiescente nelle nicchie parenchimali dell’encefalo. Questo al fine di individuare un (o più) marcatore caratteristico che possa fungere da bersaglio di nuove terapie. Negli ultimi 50 anni, nonostante le ingenti somme di denaro stanziate nel mondo per la ricerca nella lotta contro questo tumore maligno cerebrale, si sono fatti concreti passi avanti solo in ambito chirurgico, con la colorazione del tumore attraverso un farmaco che ne evidenzia i contorni e permette nella maggior parte dei casi l’asportazione totale della massa tumorale. Nonostante ciò, però, l’aspettativa di vita media è solo lievemente aumentata rispetto ai 14-15 mesi del passato. Purtroppo, infatti, non si riesce a eradicare questo tumore a causa delle recidive anche lontane che si è sempre pensato essere causate da cellule migrate durante la crescita tumorale. Questo studio, invece, parte dal presupposto, dall’intuizione basata su dati clinici e sperimentali – spiega ancora il Dr. Brognaro – che il paradigma sia completamente diverso: l’invincibilità di questo tumore non sarebbe dovuta alle cellule migrate, ma si tratterebbe invece della presenza di cellule tumorali ancestrali “dormienti” che già dimorano da tempo all’interno del cervello di chi sviluppa poi il glioblastoma. Queste cellule, che già sono microinfiltrate in tutto il cervello ben prima che inizi il tumore, ad un certo punto si svegliano, si attivano. Ecco lo scopo dello studio, in collaborazione tra la Neurochirurgia di Rovigo e uno dei centri di ricerca più grandi d’Europa, lo Human Technopole, nato là dove aveva avuto sede l’Expò, è proprio quello di identificare, isolare, caratterizzare e colpire queste cellule dormienti. Sono già 14 i casi analizzati, con prelievo di alcuni campioni di tumore presso la nostra Neurochirurgia e subito inviati al centro di ricerca di Milano”.

“Una collaborazione eccezionale che dimostra, ancora una volta, come anche la sanità polesana abbia al suo interno davvero tante eccellenze – ha commentato il Direttore Generale, Pietro Girardi – Notizie come queste mi riempiono d’orgoglio e credo che il sentimento possa essere condiviso da tutti i polesani. I miei complimenti e i migliori auguri a tutto lo staff che sta lavorando a questo studio sperimentale affinché possa giungere presto ad una conclusione positiva che aprirebbe enormi possibilità di cura contro uno dei mali più difficili da trattare del nostro tempo”.

Barbara Braghin